Tsipras al governo

Buttarsi dritti dentro al burrone

Ci sarebbe da divertirsi un mondo nel tentativo di capire quali saranno i prossimi rapporti fra la Grecia e l’Europa, se, purtroppo l’evoluzione degli stessi non ci riguardasse tanto da vicino. In poche ore dall’incarico ricevuto, il nuovo premier Tsypras ha mostrato una certa duttilità, prima si è schierato di traverso alle sanzioni Ue alla Russia , poi ha assicurato di non voler andare allo scontro frontale con i nostri creditori, ovvero alla stessa Ue. Resta solo da capire quale percorso la Grecia possa imboccare per evitare un annunciata autodistruzione dello Stato ellenico e della stessa Europa. L’unica cosa certa, ha detto Tsipras è che intende andare al tavolo dei negoziati a testa alta e meno che mai sottomettersi. Bellissime parole, ma che detto fra noi, non significano un bel niente. Infatti Bruxelles non è che si è scomposta più di tanto, ed ha una sola risposta, ovvero che Atene deve rispettare gli impegni assunti. Tsypras ha anche detto di voler fare “proposte realistiche ai creditori”. Se vogliamo capire cosa significa il premier vuole colpire gli interessi di chi ha tenuto finora in mano i fili del Paese, una “casta” in poche parole a cui far pagare i costi della crisi. Sono queste promesse, o forse minacce, un po’ vaghe e dal sapore demagogico, che è difficile esaminare. Meglio allora il discorso del ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, che punterebbe semmai su un “New Deal paneuropeo”, in cui si prevede comunque un accordo sulla ristrutturazione del debito della Grecia. I costi non dovranno essere solo sopportati dai greci, ma anche dai cittadini di tutti i paesi membri. Il che è una proposta ovviamente degna di attenzione, solo che bisognerà valutarne l’impatto perché non è stata finora esattamente l’idea tedesca, per cui il debito è di chi lo fa e non lo si divide, tanto da non amare nemmeno poi tanto l’idea che lo supporti la banca centrale. Quello che colpisce è la derivata della proposizione principale di Varofakis, ovvero che, nel caso in cui non si arrivasse un accordo in sede Ue, la Grecia non accetterà più i trattati. Non stupitevi solo se poi i mercati hanno ripreso a colare a picco, soprattutto dopo aver constatato che le privatizzazioni previste del porto del Pireo e dell'Enel greca sono state bloccate.La cinese Cosco aveva già acquistato due terminal del Pireo e sembrava prossima subentrare in quel 67% di quote ancora possedute dallo Stato. Si è trovata con un palmo di naso. Vai poi a capire come il governo, bloccando le privatizzazione e prima di un’intesa con la Ue possa alzare da 586 a 751 euro lo stipendio minimo. Eppure è proprio questa la prima misura annunciata da Syriza e tale da fare carta straccia del memorandum della Troika. Non possiamo escludere che Atene con la sua nuova linfa politica riesca a smuovere la palude della recessione europea, anche se proprio oggi abbiamo visto che qualcosa sul fronte della crescita si muova, per lo meno stando alle previsioni di Confindustria. Certo che il rischio che con Tsypras la Grecia si getti direttamente nel burrone, appare per ora altrettanto plausibile.

Roma, 29 gennaio 2015